Salvo Barbas Barbagallo Sax soprano e oud
Pier Paolo Alberghini Contrabbasso
Fulvio Farkas Tabla, darbuka, cajon, congas
“Albafar è un acronimo, evocativo e involontariamente esotico, un esercizio di stile di trans-mutazione dei nostri nomi, quasi a voler testimoniare che l’unico punto di partenza, per destinazioni aperte e ancora da definire, è dato dall’incontro di tre musicisti, tre storie, tre stili diversi e in divenire, che condividono momentaneamente un luogo, un sentire, un desiderio comune. Cosa può mettere assieme un sassofonista “jazz” atipico, che per anni suona il ney arabo, flauti a becco e ance doppie in ensemble di musica antica medievale e mediorientale, per poi ritrovarsi a frequentare improvvisatori radicali mitteleuropei, con un contrabbassista altrettanto “inclassificabile”, diplomato al conservatorio, che spazia dal mainstream-jazz al contemporaneo, dal tango argentino alla musica della tradizione siciliana, con un insegnante di filosofia che si trasferisce periodicamente in India per studiare i raga tradizionali e apprendere la nobile e antica arte delle tabla indiane, per poi dedicarsi al polistrumentismo percussivo?
La nostra musica vuole essere un “elogio dell’incoerenza”, un vagabondaggio senza sosta, l’esaltazione di un “rifiuto”, la negazione del catalogabile in etichette di genere, del facile manierismo di pratiche stilistiche prefissate. Musica errante, migrante, senza confini, in perenne randagismo, che sfugge ad ogni tentativo di definizione, almeno all’interno di gabbie prestabilite, di schemi unitari e monolitici. Vorremmo che ne risultasse un variegato ed eterogeneo meticciato stilistico, un’unitas multiplex aperta ad ogni tentativo di destrutturazione e decontestualizzazione di forme musicali preesistenti, aperta a ogni linguaggio musicale, anche appartenente alle tradizioni più distanti, purché ri-traducibile e ri-componibile ad libitum con una impronta sonora si spera personale e riconoscibile. Ogni nostro incontro performativo, fortemente caratterizzato dall’improvvisazione libera ed estemporanea, si rivela a noi stessi come una sorpresa, un’esperienza unica e irripetibile, un percorso esplorativo senza meta, dall’esito finale imprevedibile”